Lo swing è un genere musicale nato negli anni Venti e definito nel 1935 negli Stati Uniti, caratterizzato da un movimento ritmico distintivo e un’esecuzione “saltellante” delle note, spesso accompagnato da balli frenetici. Si sviluppò contemporaneamente a New York e Kansas City, in risposta alla crisi economica e al proibizionismo. L’era dello swing vide l’emergere di nuovi talenti come Count Basie a Kansas City e Duke Ellington al Cotton Club di New York, i cui stili distintivi influenzarono il futuro del jazz. Lo swing di Kansas City era fortemente influenzato dal blues, mentre quello di New York, grazie a Duke Ellington, mostrava affinità con la musica sinfonica. Rispetto ai generi precedenti, lo swing diede maggiore importanza alla sezione ritmica e vide la crescita delle big band, composte da numerosi strumentisti. Le improvvisazioni divennero parte integrante del genere, trasformandosi in veri e propri temi all’interno del tema principale. Oltre alle grandi orchestre, lo swing era eseguito anche da formazioni più ridotte, da tre a cinque strumenti, anticipando così il genere Mainstream. Gli strumenti utilizzati cambiarono nel tempo, con l’abbandono del banjo a favore della chitarra e un maggior utilizzo dei sassofoni rispetto al clarinetto. Anche il violino, grazie a musicisti come Stéphane Grappelli e Joe Venuti, acquisì rilevanza nel genere. Dopo i successi iniziali degli artisti afroamericani, lo swing divenne popolare anche tra i musicisti bianchi, contribuendo a portare il jazz ad Hollywood e alla radio. Tra il 1935 e il 1946, le big band dominarono la scena musicale americana, con artisti come Louis Prima, Benny Goodman, Glenn Miller e altri protagonisti di questo periodo. Il declino dell’era delle big band fu causato principalmente dalla chiusura delle sale da ballo durante la guerra, che costituivano la principale fonte di lavoro per le orchestre. Dopo la guerra, molti locali non riaprirono e quelli che lo fecero si orientarono verso altri generi musicali, segnando l’inizio dell’era del rock. I club più piccoli divennero il nuovo luogo di ritrovo per gli amanti del jazz, con formazioni di dimensioni ridotte, dai trio ai sestetti.
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